Controllo d’umidità della barca

Il 10 10 CFS quando applicato correttamente e nel giusto spessore forma uno strato attraverso il quale l’umidità non passa, perché il film è impermeabile; di conseguenza, l’azione di assorbimento e rilascio dell’umidità non avviene.
L’umidità, l’acqua, ecc… rimangono dove sono, vale a dire in mare per l’opera viva, e nell’aria per l’opera morta e le sovrastrutture.
Il legno umido ha un carico di rottura nettamente inferiore a quello con basso tasso di umidità, come richiesto dai vari Registri Navali.
Questo a significare che un elevato tasso di umidità nella struttura della nostra barca, comporta di conseguenza una minore resistenza alla fatica. L’umidità eccessiva, inoltre, è causa di marcimenti, di fungosi e del precoce decadimento della struttura fibrosa.
Il nostro scafo in legno, quando è nei limiti di umidità richiesti dai vari Registri, risulterà più leggero e resistente, eliminando anche tutti i problemi che derivano dalla presenza di umidità.
Allora dove va a finire l’antico detto che il legno deve “respirare”, che non si può “tappare – chiudere” perché il legno è un’essenza viva che si muove continuamente?
Nei decenni passati, sono stati molti quelli che hanno plastificato la barca per risolvere i problemi di infiltrazione, ma dopo poco tempo si sono trovati letteralmente in un mare di guai.
Facciamo un esempio pratico che tutti i giorni abbiamo sotto gli occhi: il compensato marino.
Se pensiamo a un compensato multistrato o corazzato, ad alta resistenza (questo ultimo è indicatissimo per i fondi e i fianchi degli scafi) ci accorgiamo che il numero di strati di legno è veramente alto (11, 13, 15, ecc…) e il foglio portacolla, quello che si trova all’interno, viene spalmato su tutte e due le facce con colla resorcinica (simile alla C-Systems Colla Rossa, la nostra è a freddo, mentre per l’uso industriale viene usato il tipo a caldo), la quale riceve a sua volta altri due strati di legno, uno per parte, che vengono anche loro spalmati di colla e poi ancora due strati di legno… e così via, sino allo spessore desiderato.
Ebbene, pensate che lo strato interno del legno (il cosiddetto foglio portacolla, ma anche gli altri) sia in grado o che possa respirare?
Questi compensati che su ristrutturazione di barche di oltre 20 anni si presentavano ancora in forma perfetta hanno ancora un luminoso avvenire di altissime prestazioni.
Il RINA, ABS, il LLOYD’S, come tutti gli altri Registri, raccomandano che nella lavorazione dei compensati, le “teste” (vale a dire le parti perimetrali) siano “tappate” con un massello incollato con colla marina, per evitare assorbimenti di acqua (e quindi anche di respirare).
Inoltre se prendete un foglio di compensato, che nelle misure standard misura mt 1,50 x 2,10 circa e lo immergete per lungo tempo in acqua, quando è riportato in secco si noterà che le parti che hanno assorbito acqua e hanno sofferto, sono le parti perimetrali, per alcuni centimetri e le due facce

esterne (le prime impregnate per capillarità e le altre per contatto), ma gli strati interni saranno perfettamente asciutti perché la resina resorcinica bevuta dal legno ha saturato la superficie, e il “capillare” già pieno, è fisicamente impossibilitato a “bere” altro.
E allora come mai la “plastificazione” faceva sfarinare il legno?
La resina poliestere (generalmente usata come ultimo rimedio) è permeabile e gli sbalzi di temperatura trasformano l’umidità, assorbita o contenuta nel legno prima della “plastificazione”, in vapore (simile a una pentola a pressione, dove poche calorie producono grandi effetti).
Il vapore si diffonde aumentando di volume ma non esce con la stessa facilità, resta intrappolato nella struttura, cuocendo il legno e rendendolo stopposo e privo di quella portanza che ci interessa.
Inoltre al momento della plastificazione, senz’altro, lo scafo non era asciutto come richiesto, quindi, asciugando perché non più a contatto diretto con l’acqua … il legno si ritira, rilascia umidità… perde di volume, e la plastica resta lì sembrando che sia stata lei a staccarsi.
È evidente che dobbiamo assicurarci, che il nostro scafo, raggiunga mediamente un tasso di umidità uniforme non superiore al 12-15%, (meglio se 8 – 12%) perché così saremo certi che la sua resistenza e affidabilità sarà maggiore e il 10 10 CFS gli darà ancora più forza.
È invece indispensabile che le imbarcazioni, indipendentemente dal loro materiale di costruzione – ma soprattutto il legno – siano mantenute ventilate, che l’aria all’interno delle cabine non ristagni, siano arieggiate e, se coperte con teloni, prevedere che le sovrastrutture possano prendere aria a prua e a poppa, per evitare le conseguenze derivanti dal ristagno di aria che durante la giornata, con un poco di sole, raggiunge temperature da sauna.