Come ti cambio il colore

ANNO 14 n°77 – agosto / settembre 2013

La nautica è un campo dove la qualità dei materiali, l’accuratezza della lavorazione e il rispetto della messa in opera delle finiture deve tenere conto  dell’ambiente marino o lacustre, il mono per il quale la barca è stata progettata. Sarà sempre sotto stress anche quando riposa tranquillamente all’ormeggio perché l’umidità della notte, il sole a picco del giorno e la risacca non la faranno mai riposare.

Anche il colore della finitura ha la sua importanza, non per niente se guardiamo una vecchia fotografia del porto le barche, allora, erano quasi tutte bianche.

Poi l’avvento della vetroresina e di smalti ha permesso lo sbizzarrirsi della fantasia.

Questa piccola barca a vela, color verde bottiglia in origine, è stata portata a colore bianco e i vantaggi della nuova colorazione sono stati subito evidenti.

Estrema facilità nel mantenere le fiancate pulite – linde, quasi assenza del sale degli spruzzi di mare, meno caldo all’interno con un confort fino allora sconosciuto e meno stress a tutta la barca.

Il colore scuro, il nero è il classico esempio, assorbe il 100% del calore, il bianco, in contrapposizione solo l’8%. Il verde scuro o il blu sono circa il 90%. Una prova è “toccare” in un parcheggio i tetti delle auto in sosta da qualche ora. Sul nero la mano non resiste più di 10 secondi, ci si possono cuocere le uova.

Come si fa a cambiare il colore di una barca in vetroresina, la tipologia più diffusa in assoluto? Si delimita la zona di intervento con un buon nastro che sarà tolto solo a lavoro compiuto, come il 471 della 3M; si lava con acqua e sapone la superficie e si passa con la rotorbitale con aspirazione della polvere la carta 220. Si carrozza perfettamente la superficie (vale a dire che si fanno le riparazioni di colpiture e graffi, col 10 10 CFS e Addensante n°2) si spiana nuovamente e si applicano 2 mani incrociate di Nautilus Epoxy Primer – una per giorno, che faranno una perfetta aderenza creando un ottimo supporto per ls fase successiva.

Si ripassa ancora con carta 220, dopo aver passato la “spia” (una polvere o mordente) che rimane nella porosità della superficie e che ci dirà, quando sparirà completamente, la perfetta spianatura della superficie – è una tecnica applicata largamente in carrozzeria.

Si passa Nautilus Polyurethane Enamel, applicabile a pennello, spruzzo o a rullo con una gomma resistente a tutti i solventi.

E’ proprio il rullo quello che consigliamo. Consentirà un deep-gloss (lucentezza profonda) in poche mani, senza dispersione di polverizzazione intorno, quindi tutto il residuo secco va a buon segno e non lascia rigature. Provare per credere!

Il nostro DVD n°3 mostra tutta la lavorazione e molto di più … senza ombra di dubbi!