Legno e Composti

Articolo apparso sul n°94 della rivista Arte Navale

Costruire in legno, in vetroresina o in composito.

Progetto del passato o futuristico?

Dubbi Amletici!

Ogni materiale ha caratteristiche ben precise.

Molte volte si rincorre quello più all’avanguardia per risolvere problematiche, piccole o grandi, di quelli che lo hanno preceduto. Questo fa parte del tempo che scorre e dell’evoluzione che la tecnica ci mette a disposizione.

Personalmente ritengo che la barca debba essere “pensata” col materiale di progetto. Così come quella in vetroresina e in composito.

Il Vaurien di Jean Jacques Herbulot progettata e costruita specificamente per Les Glénans, mostra chiaramente come la costruzione abbia sfruttato tutte le caratteristiche tecniche del compensato e della misura dei fogli così come il massello di legno che appare qua e là nei punti strategici come il riporto sulla ruota di prua. Anche se disegnata negli anni ‘50 con un materiale che di lì a poco sarebbe stato sostituito dalla vetroresina, trovo che quel progetto abbia sfruttato al massimo le caratteristiche del compensato e del legno massello.

Nelle ristrutturazioni importanti di barche di Fife, classi metriche, one-off , ecc., la leggerezza e la robustezza andavano di pari passo con l’accoppiata della struttura in acciaio dei madieri e bagli con il fasciame in teak, imbullonato.

Il disegno e le linee d’acqua ancora oggi sono di riferimento così come quelle di Herreshoff e, più vicine a noi, quelle di Stephens.

A quell’epoca, tanti anni fa, questi Signori – insieme con molti altri, seppure non comunicando con la velocità di oggi, erano un “circolo” che si confrontava ammirando le barche arrivate in porto mentre giravano per il mondo.

In una conferenza di Stephens ad Imperia, dove il traduttore ebbe il merito di fare comprendere appieno a tutta la platea le sue semplici parole, raccontò – era come ascoltare una favola – che il loro primo progetto in nido d’ape (honeycomb fenolico) non era stato assicurato dai LLOYD’S come barca oceanica perché ritenuta fragile, troppo leggera, a rischio. Aveva i mobili smontabili per le regate d’altura. Una vera macchina da corsa!

Al momento della conferenza erano già passati quasi 10 anni e il progetto, con i particolari di costruzione e l’integrazione quasi totale del nido d’ape, cominciavano a prendere campo.

I suoi disegni esecutivi con i particolari erano intuitivi e di una così facile lettura da lasciare sbigottiti di fronte a tanto mestiere.

Gli Stephens erano nati col legno ma l’avvento della tecnologia fu ancora un asso nella loro manica.

Oggi il 10 10 CFS con i suoi additivi e gli altri tipi delle nostre resine entrano nei progetti attuali in maniera determinante e risolutiva per ottenere prestazioni e affidabilità.