Manutenzione di un dinghy classico

Redazione scritto per “Arte Navale” settembre 2010

Alcuni lettori ci chiedono altre informazioni sul Dinghy 12′ “incollato” invece che “cucito” all’interno con chiodi di rame e ribattini, trinci o cappelletti. Eccoli accontentati con queste foto.

Come si può notare, la costruzione appare monolitica ed anche la cassa della deriva, pur non avendo ancora le panche trasversali su cui appoggiare, è già solidamente inserita al centro della chiglia.

Se calcoliamo la capacità di tenuta che ogni chiodino di rame, ribattuto all’interno con il trincio, esercita nel legno per tenere ferme e solidali le due tavole, arriviamo ad un massimo di 4-8 kg per ciascun chiodino, sempre ammettendo d’avere legno asciutto e nelle migliori condizioni, come richiesto dai Registri Navali.

Considerando che la lunghezza media delle tavole è 380 cm ed ogni chiodo dista, l’uno dall’altro 5 cm, abbiamo 76 chiodi i quali riescono ad offrire una resistenza complessiva di circa 600 kg per tavola.

Invece, la forza d’incollaggio del C-Systems 10 10 CFS, è di ben 140 Kg per cm2. Questo significa che, sovrapponendo le tavole anche solo di 1 cm e moltiplicando la misura di 380 cm per 140 kg, otteniamo lo sbalorditivo valore di coesione di 53.200 kg per tavola!

Questo valore è teorico perché il legno si spacca prima dell’incollaggio, cioè ad un valore intorno a 80-100 kg/cm2. Quindi il nostro valore reale è di oltre 30.000 kg/cm2 in senso longitudinale e circa 12-15 kg/cm2 in senso trasversale alla venatura, che significano una resistenza che và da 4.500 a 5.700 kg/cm2, cioè oltre otto volte superiore alla tavole inchiodate.

Non dimentichiamo che coi chiodi di rame ed un’umidità relativa vicina al 50% (valore realistico nell’uso), il legno perde oltre il 60% della sua resistenza… è come avere le gomme dell’automobile sgonfie.

C-Systems 10 10 CFS o meglio il 10 10 UV Protection, utilizzabile nella costruzione, nelle modifiche e nelle riparazioni, se usato anche come vernice – sia internamente che esternamente – assicura una perfetta impermeabilità, mantenendo inalterate nel tempo quelle ambite “condizioni ottimali” che, solo fino ad alcuni decenni fa, erano un miraggio irraggiungibile.

Leggi la parte 1.